SOGGETTI SMARRITI

Esercizi critici sulla nostra condizione

gennaio-maggio 2014

1. La cultura dimenticata (coordinatore: Pier Aldo Rovatti)
Abbiamo dimenticato un’intera cultura, quella degli anni sessanta e settanta, un complesso di eventi filosofici che rappresenta le radici rimosse della nostra soggettività. Le abbiamo censurate, estirpate in blocco come piante maligne, con lo stigma generico dell’ideologia. Il corso si propone due obiettivi: restituire almeno un poco il linguaggio e i nomi di questi eventi, nomi propri e nomi di concetti. Ma insieme tentare di rispondere al perché di questo oblio generalizzato. Quali guadagni ci prometterebbe il nostro attuale procedere, a occhi chiusi, verso una forma di pensiero semplificato e “unico”?

2. Il valore di sé e degli altri (coordinatore: Massimiliano Nicoli)
Seguendo le analisi di Michel Foucault vengono indagate le relazioni fra i processi storici di soggettivazione e oggettivazione degli individui e le pratiche di misurazione del valore di ciascuno. Di che cosa parliamo quando invochiamo la “meritocrazia” (e la necessità di un sistema oggettivo di valutazione che ne consegue) come elemento dirimente della conflittualità politica e sociale? Una domanda di questo tipo implica un’analisi delle tecnologie di potere e di governo in cui gli individui diventano soggetti e oggetti di una misurazione della propria “interiorità”, finalizzata al riconoscimento dei segni della “grazia” o del “potenziale” necessario a produrre prestazioni adeguate rispetto agli standard di valutazione che caratterizzano una certa società.

3. Il fantasma del padre (coordinatore: Raoul Kirchmayr)
Ci si interroga da tempo sul tramonto della figura del padre. L’elaborazione di questo lutto procede di pari passo alla sua fantasmatizzazione. Definire un fantasma, la sua struttura e comprendere quali sono i suoi effetti sul piano immaginario e simbolico, diventa così un compito critico attuale. Seguendo il cammino di un controverso testo di Freud, intitolato Un bambino viene picchiato, viene esaminata la costruzione del fantasma nella psicoanalisi freudiana e lacaniana, per giungere a una sua lettura filosofica con riferimenti a Lyotard, Deleuze e soprattutto alle pagine sull’Amleto di Shakespeare in Spettri di Marx di Derrida.

4. Pasolini e la mutazione antropologica (coordinatore: Massimiliano Roveretto)
Con l’espressione “mutazione antropologica” Pasolini si riferiva al diffondersi, nell’Italia dei primi anni sessanta, di “una cultura interclassista precedentemente inesistente”, affermatasi al traino dello sviluppo economico di quegli anni e strettamente solidale con altri processi quali l’imporsi della lingua standard e dei modelli di vita veicolati dalle nuove forme della comunicazione di massa e soprattutto dalla televisione. Il corso si interroga sulla genesi di questa tesi e sulla funzione, costitutiva e problematica al contempo, da essa progressivamente assunta. Inoltre si cerca di riflettere sulle implicazioni della questione in relazione alla figura di intellettuale incarnata da Pasolini e all’esemplarità della sua esperienza di vita e di scrittura.

5. Tecnologie del sé e scrittura (coordinatore: Giovanna Gallio)
Il corso si propone di discutere il ruolo e l’importanza della scrittura nei processi di soggettivazione. Da un lato vengono esaminate le esperienze e le pratiche della “scrittura di sé” in quanto strumento e metodo di governo di se stessi (come scrive Foucault, una padronanza “uguale a quella di un sovrano contro il quale non ci sarebbero più rivolte… una sorta di relazione politica permanente tra sé e sé”). Dall’altro, assumendo come ambito concreto di applicazione le cartelle cliniche, vengono indagate le dimensioni istituzionali della scrittura di sé – taccuini, lettere, quaderni – nelle esperienze limite dei soggetti internati nei manicomi, avviando una riflessione critica sulle dimensioni narrative della pratica medica e psichiatrica.

6. Il soggetto psy (coordinatore: Mario Colucci)
Chi è il soggetto psy? Quello escluso dalla città e disciplinato nelle istituzioni della psichiatria, spogliato di beni e di identità, oppure il soggetto normalizzato nella gestione biopolitica delle differenze e delle anomalie? Il soggetto della psicoanalisi, eccentrico e orfano di padronanza, oppure quello delle neuroscienze, alternativamente performante e deficitario? Quali parole e quali pratiche lo hanno costruito? Le prescrizioni del trattamento morale, della repressione manicomiale e del controllo sociale oppure la lotta per la fine dell’internamento e il dissequestro dei corpi? La liberazione dell’inconscio o le promesse della farmacologia e delle tecniche comportamentali?

7. Mettere all’opera la letteratura: J.M. Coetzee (coordinatore: Sergia Adamo)
In che modo il pensiero può mettersi all’opera attraverso la letteratura? Che cosa significa confrontarsi, nel presente, con un discorso istituzionalmente deputato alla narrazione? Che margini si aprono? Quali limiti ci costringono? Per riflettere su domande come queste il corso prova ad attraversare l’opera di J.M. Coetzee, uno tra i più significativi scrittori contemporanei. Lo scopo è quello di mettere a fuoco una serie di questioni, forse dimenticate o mai abbastanza indagate, quali l’etica della scrittura e della lettura, il rapporto tra storia e narrazione, il ruolo della figura intellettuale nella contemporaneità, il realismo come problema, la possibilità di un pensiero polifonico e intertestuale.

8. Il pensiero cinematografico di Deleuze (coordinatore: Damiano Cantone)
Sono trascorsi trent’anni dalla pubblicazione dei due libri sul cinema di Gilles Deleuze. Essi contengono un’ipotesi sul soggetto in filosofia così eclatante da essere passata sostanzialmente sotto silenzio, o perlomeno da non aver avuto un seguito vero e proprio. In un universo di immagini in movimento – afferma Deleuze sulla scorta di Bergson – non abbiamo più bisogno del soggetto. Piuttosto dovremmo parlare di processi di soggettivazione, identità mobili e in continua trasformazione che è impossibile catturare in un concetto.

9. Le pratiche filosofiche (a cura dell’Osservatorio sulle pratiche filosofiche)
Il primo modulo, a cura di Pierpaolo Casarin e Silvia Bevilacqua, mette in questione il variegato, talvolta contraddittorio, orizzonte delle pratiche filosofiche. Vengono analizzate la portata del fenomeno e le sue differenti declinazioni, cercando di individuare alcune linee critiche di percorribilità: dimensione politica e filosofica, il tema del potere, la relazione tra infanzia e filosofia, il ruolo del docente facilitatore. Il secondo modulo, a cura di Alessandro Di Grazia e Annalisa Decarli, propone un’esercitazione di cittadinanza critica nella forma di un laboratorio sui modi e le dinamiche dello stare assieme nei luoghi istituzionali e di lavoro, cercando di far emergere il disagio e le potenzialità che caratterizzano oggi tali esperienze.

Nel primo anno di attività (gennaio-maggio 2014) sono previsti 9 corsi che si terranno il sabato pomeriggio (ore 15-19) e la domenica mattina (ore 9-13), a settimane alterne, ciascuno della durata di 8 ore.