Domenica 11 maggio, alle ore 15, presso la Direzione del Dipartimento di salute mentale (parco di San Giovanni, via Weiss 5), si terrà un incontro pubblico sull’esperienza della Scuola di filosofia di Trieste. I corsisti e i coordinatori dei corsi appena conclusi discuteranno sui risultati ottenuti, sui problemi che si sono presentati e sui progetti per il prossimo anno.

La Scuola (organizzata dal Laboratorio di filosofia contemporanea e dalla redazione della rivista “aut aut”, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Trieste) ha dato vita a nove corsi con il titolo complessivo “Soggetti smarriti”, nei quali si è parlato delle attuali amnesie culturali, del ruolo fantasmatico della figura paterna, della società della “valutazione”, del problema dell’alterità nei romanzi di Coetzee, di Pasolini e la “mutazione antropologica”, dell’importanza della “scrittura di sé”, del soggetto “psi”, della sovversione teorica proposta da Deleuze, del significato delle “pratiche filosofiche”: il tutto attraverso un continuo confronto con gli ottanta corsisti che hanno partecipato attivamente all’iniziativa e nel contesto di un’esperienza concreta di esercizio critico della filosofia intesa come esigenza civile al di là di ogni chiusura specialistica.

Il titolo dell’evento conclusivo (“Un poco di ossigeno”) è stato suggerito dai corsisti stessi, buona parte dei quali provenivano da realtà anche molto diverse dai luoghi deputati della filosofia in senso stretto. Dopo la relazione introduttiva (tenuta da Pier Aldo Rovatti) prenderanno la parola alcuni dei corsisti e alcuni di coloro che hanno tenuto i corsi di questa prima fase: è prevista la presenza di Sergia Adamo, Damiano Cantone, Mario Colucci, Giovanna Gallio, Raoul Kirchmayr e del gruppo dell’Osservatorio critico sulle pratiche filosofiche (Pierpaolo Casarin, Annalisa Decarli, Alessandro Di Grazia e Silvia Bevilacqua).