di Pier Aldo Rovatti
Ascoltando alcuni leader politici, pensiamo che non ce la raccontano giusta. Ma cosa possa significare questo “non raccontarla giusta” non è poi tanto ovvio. C’è di mezzo una nuova idea di verità che vale la pena di capire bene poiché – quanto meno – è una nozione abbastanza mobile.
Che lo vogliamo o no, siamo tutti implicati in un gioco tra vero e falso, storicamente determinato e che possiede una sua genesi (o genealogia, per usare la parola adeguata), un suo esito nella situazione attuale. In breve, oggi, agiamo e pensiamo dentro un particolare “regime” di verità, dove il termine regime è quello che ne caratterizza soprattutto il senso.
Riflettiamo allora sullo scenario specifico, sul film che scorre dinnanzi ai nostri occhi quando ascoltiamo o vediamo questi leader politici, come elogiano sé stessi, come accusano l’avversario di dire falsità, come evitano spesso di rispondere a un’analoga accusa quasi fosse irrilevante. Mi limito al contesto nazionale ma l’osservazione può essere estesa a livello globale.
Trovo straordinario che attribuzioni del tipo “menzogna”, “falsità” o semplicemente “bugia”, preoccupino poco o nulla chi sta tenendo il discorso, come se il fatto che ciò che dice possa essere considerato “falso” non modifichi il presupposto che sia “vero”. Come se, in quelle sue parole, circolasse una capacità di persuasione, un “potere”, che svalorizza il gioco tra vero e falso al quale siamo normalmente abituati.
Abbiamo appena lasciato alle nostre spalle la questione della cosiddetta “post-verità”: molte voci autorevoli si sono udite su questo smottamento della verità. Il dibattito era cominciato denunciando un indebito plus di “emotività” che arrivava a produrre un inquinamento nell’idea comune di verità. È poi proseguito in varie direzioni e qualcuno ha considerato anche l’utilità di questo apparente danno, mostrando come la post-verità possa funzionare da antidoto alla pretesa di assolutezza. Qualcosa come un avvertimento nei confronti dell’unione troppo stretta tra verità e potere.
La post-verità ha lanciato inoltre chiari segnali sulla questione stessa del falso, avvertendo opportunamente che essa non può venire cancellata con facilità. L’avvento delle fake news ci ha mostrato con evidenza i disastri che si producono nell’informazione di massa (leggi social), quando il gioco tra verità e menzogna viene omesso o dimenticato: l’esempio più significativo è la perdita di un confine tra l’una e l’altra, il che comporta la cancellazione del gioco stesso, mentre di fatto le fake news vi appartengono a pieno titolo.
L’attuale regime di verità, quello almeno che vede come protagonisti più appariscenti alcuni leader politici e come massa accondiscendente una buona fetta degli italiani, coniuga potere e verità in varie forme, alcune pesantemente propagandistiche, altre più soft e attente, tutte però indirizzate verso una irregimentazione della verità. I modi sono diversi, il risultato è il medesimo. Si tratta comunque di una partita a tre termini: il vero, il falso, la realtà. Ho infatti l’impressione che siamo entrati in un nuovo gioco della verità che è necessario descrivere con precisione per non venirne completamente giocati.
Innanzi tutto, l’attuale regime di verità non fa scomparire la menzogna, anzi la moltiplica legittimandola. Potremmo dire che la fagocita, nel senso etimologico di questo termine, ospitandola di continuo dentro di sé. Il carattere di regime si manifesta proprio in un uso del falso all’interno della verità stessa. Il leader che incarna meglio tale regime è colui che enuncia cose false senza preoccuparsi che l’antagonista gliele addebiti, poiché non ha bisogno di rispondere alle obiezioni: va avanti come se nessuno avesse sollevato delle critiche.
Può agire così dato che si accredita da solo e può dunque annettersi tale “credito” poiché riesce a costruire attorno a sé una sorta di verità parallela basata su un’altra realtà rispetto a quella normale. Più che un processo di de-realizzazione si tratta propriamente della produzione di realtà supplementare in cui le falsificazioni possono essere accolte e credute come semplici dati di fatto.
Questi sono soltanto accenni relativi al tipo di dispositivo autoritario che si sta alimentando attorno a noi. L’attuale regime di verità ha molte facce ancora poco indagate, ma forse già adesso possiamo vedervi un cambiamento di paradigma rispetto al binomio verità/scienza che oggi sembra ancora dominante ma non è più così soddisfacente.
[pubblicato su “Il Piccolo” il 25 ottobre 2019]
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